I COLORI DI CAMILLA. LA LUCE

Mi chiamo Camilla, sono una blogger non vedente.

Rossa al tramonto, chiara al mattino, bianca quella della luna. La luce, chiara limpida e superba. Quando c’è lei è impossibile nascondersi, è impossibile non ammettere. C’è luce in una casa al mattino, in un viso allegro, in un uomo che spera. C’è luce dove ci sono futuro e speranza. Nei gioielli, nelle vetrine e nei saloni di moda. In un cielo stellato, in un lago che riflette la luna di notte e il sole di giorno. In un Luna Park, nei parchi giochi dei bambini, nelle giostre che girano.

Sole che filtra tra le foglie di un albero

Luce come nel light writing di Man Ray. Come quella utilizzata dai pittori per disegnare l’ascesa degli angeli. Luce che filtra dalle finestre, escamotage per illuminare le cattedrali medioevali. Nei quadri di Picasso, inventore del light painting. L’artista dipingeva al buio e per fare un gioco di luci utilizzava solo l’otturatore della macchina del suo fotografo. È famoso l’esperimento della pattinatrice a cui venne attaccata una piccola torcia sui pattini per fotografare la scia luminosa del suo cammino.

Luce in barattolo

Entra dal finestrino di un aereo al mattino, mentre vola tra il sole e le nuvole. Attraversa il finestrino di un treno, da quello di una macchina. Contro un vetro permette di tracciare disegni, quadri, geometrie di viaggio. Luce che illumina il panorama ritratto da un artista dietro una finestra. Che illumina una piccola stanza, che filtra e mostra una vetrina. Che esce da un libro, da una mente brillante, dal suono di uno strumento musicale, dalla fantasia di un poeta, dal cappello di un prestigiatore, dagli occhi di una civetta di notte.

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