Mi chiamo Camilla, sono una blogger non vedente.
Faccio fatica ad associare il color senape a un oggetto, fatta eccezione per qualche accessorio o indumento. È una tonalità che lego a momenti precisi della mia vita. Senape è un colore che ha un sapore. È un colore che ha una consistenza. È un colore che ha un odore. Senape è un colore che ha un ricordo, una forma e una storia. Senape è il colore dei viaggi, degli hot dog di New York e dei wurstel di Berlino.
Ho sempre associato il senape alla salsa da mangiare. I primi panini li ho presi a una sagra di paese, una di quelle in cui gli over 65 si cimentano in balli scatenati. Ho sempre pensato che quando Biancaneve e Cenerentola sarebbero diventate anziane, dopo i loro balli principeschi avrebbero mangiato un panino con la senape, proprio come facevano gli anziani del mio paese. Senape sa di viaggi, da di wurstel ad Alexanderplatz a Berlino, di panini sulla quinta a New York. Sa di insalate mangiate in riva al mare o sulla sponda del lago. Sa di hamburger cotti alla brace nel giardino dello zio.
Ricordo una delle giacche di velluto di mio padre. Credo la indossasse anche il mio primo giorno di scuola elementare. La utilizza ancora oggi, e io la riconosco per il suo odore, di babbo e di fumo. Era senape anche il giubbottino di renna di mia madre, quello delle occasioni più importanti, credo che l’avesse sfoggiato a un mio saggio di pianoforte. Erano senape anche i primi pantaloni da ometto comprati a mio fratello quando aveva pochi mesi. Una delle prime gonne che ho comprato quando mi sono iscritta all’università. Di un cotone spessissimo, con una cinta in vita e dei bottoni coordinati che la chiudevano a portafogli. Anche il mio zainetto di renna è senape, ha il manico in lana e le frange che pendono.