Ebano
Il color ebano prende ovviamente il nome dall’omonima essenza legnosa, che si ricava dagli alberi del genere Diospyros, appartenenti alla famiglia delle Ebenacee.
Conosciuto per la sua durezza e densità (è un legno che non galleggia), l’ebano è noto soprattutto per le sue tonalità scure, che arrivano quasi al nero.
Trattandosi di un’essenza molto pregiata, ha anche dato il nome all’ebanisteria, cioè l’arte di realizzare mobili ed oggetti con legni di alto livello.
Écru
In francese la parola écru significa “non sbiancato” o, in maniera più generica, “grezzo”. Dà il nome a tessuti e filati lasciati nel loro colore originario, che dà pure il nome all’omonima tinta.
Si tratta di un colore neutro simile al beige, tanto che fino ai primi del ‘900 si adoperava proprio come suo sinonimo. Poi, pian piano, l’écru si è conquistato una “vita propria” e oggi viene definito come “giallo grigiastro che è più verde e più pallido del camoscio o dell’avorio antico”.
Spesso viene detto anche color sabbia.
Eliotropo (o eliotropio)
Dal greco heliotropion, cioè “girasole”, composto da helios (sole) e trepo (volgere), il color eliotropo si chiama così per via dell’omonimo genere di piante (nome scientifico: Heliotropium). Queste possono presentare dei fiori di una caratteristica tinta purpurea, simile al lavanda ma più brillante.
Piccola curiosità: durante l’epoca vittoriana, in Inghilterra, vigevano delle regole ben precise per il periodo del lutto. Erano indicate delle fasi, tra cui il cosiddetto “mezzolutto”, quando ad esempio le vedove potevano smettere di abbigliarsi di nero e iniziare a introdurre qualche colore nei loro abiti. Solo poche tinte erano consentite: tra queste il grigio, il lavanda, il lilla e, appunto, l’eliotropo.
Non solo colori con la E
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