Il mondo è ricco di villaggi, quartieri, centri storici o intere città in cui gli edifici presentano tinte che sembrano uscite dal pennello di un artista. Vi porteremo in viaggio tra le più interessanti. Oggi non andiamo troppo lontano e rimaniamo in Italia. Più precisamente nella meravigliosa laguna di Venezia, tra le case colorate di Burano.
Le quattro isole e la tradizione dei merletti
Con appena poco più di 2000 abitanti, Burano è una località del comune di Venezia. Un tempo era comune a sé, ma dal 1923 fa parte del territorio del capoluogo veneto, e rientra nella cosiddetta Municipalità di Venezia-Murano-Burano. Questa comprende il centro storico della città e le più importanti isole nella parte settentrionale.
Tre canali — il rio Pontinello, il rio Giudecca e il rio Terranova — separano Burano in quattro isole, celebri nel mondo innanzitutto per due cose: i pregiati merletti che vi si producono da secoli, e le tinte degli edifici.
I merletti di Burano si producono da secoli. Le prime testimonianze scritte risalgono al ‘400 ma è probabile che quest’arte sia diffusa da tempi ancora più antichi, derivando forse dall’abitudine dei pescatori a ripararsi le reti da soli.
Caratterizzati da fili molto sottili e disegni assai complessi, fino al ‘700 i merletti di Burano sono stati considerati tra i più preziosi al mondo. Dopo un periodo di crisi, in cui l’arte del merletto stava andando perduta, nell’800 è stata recuperata grazie alla nascita della Scuola del merletto.
Oggi un ricamo prodotto sull’isola può valere anche decine di migliaia di Euro.
Le case colorate di Burano
Oltre ai merletti, come già accennato l’isola è famosa anche per le sue case colorate.
Prima dell’anno Mille, gli abitanti dimoravano in palafitte con muri di fango e canne. Solo più tardi vennero costruite case in mattoni, ma non si sa per certo quando queste cominciarono ad assumere i tanti colori che caratterizzano oggi gli edifici di Burano.
Non è noto neppure il motivo, sebbene, come spesso succede in questi casi, siano nate molte interpretazioni, alcune delle quali sconfinano nella leggenda.
Secondo alcuni, i vari colori sarebbero legati alle famiglie che abitano l’isola. Soprattutto nel passato, ce n’erano poche, suddivise in vari rami, ciascuno col proprio soprannome, che a Burano si chiama “detto”.
Secondo altri, le tinte vivaci avrebbero aiutato i pescatori e ritrovare la propria abitazione in mezzo alla nebbia, che da quelle parti può essere particolarmente fitta.
Una variante di quest’ultima ipotesi è più “colorita” (giacché si parla di cromìe) e riguarda l’alcool. Sarebbe questo, piuttosto che la nebbia, il motivo per cui occorrevano case ben visibili per far rintracciare la via di casa a barcaioli e pescatori.
La spiegazione più plausibile, tuttavia, è ancora più semplice. Rovinandosi piuttosto rapidamente per via del mare e degli agenti atmosferici, il colore dei muri veniva rinnovato spesso. A occuparsene erano perlopiù le donne, essendo i mariti spesso fuori a pescare, e lo facevano mescolando le vernici che riuscivano a trovare.
La casa più colorata di Burano apparteneva a un artista
Si chiama Casa di Bepi, ed è caratterizzata da molteplici tinte, sui muri, sugli scuri, sulla porta, ma anche all’interno.
Ci abitava Giuseppe Toselli, detto “Bepi Suà”, o “Bepi delle caramelle”. Pittore appassionato di cinema, amava cambiare quasi ogni giorno, aggiungendo particolari, geometrie, colori.
Dopo la sua morte, nel 2002, la casa è diventata una delle destinazioni più visitate dell’isola. Qui si può conoscere la sua storia.
La palette cromatica di Burano
Come già fatto in passato con Colmar in Francia, la “rainbow row” di Charleston, il quartiere Balat di Istanbul, Chefchaouen in Marocco, il Caminito di Buenos Aires, il quartiere Bo-Kaap di Città del Capo, e Breslavia, in Polonia, abbiamo provato a immaginare la palette cromatica di Burano.
Tra tinte accese e colori pastello, si può prendere inspirazione per arredare la propria casa dai mobili ai tessuti, passando per gli accessori.
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