Il mondo è pieno di villaggi, quartieri, centri storici o intere città in cui gli edifici presentano tinte che sembrano uscite dal pennello di un artista. Vi porteremo in viaggio tra le più interessanti. Stavolta faremo tappa in una di queste città a colori, anche se nel nostro caso si tratta di una via, o meglio di una fila di case. Si trova in North Carolina, negli Stati Uniti, più precisamente nella città di Charleston, ed è conosciuta in tutto il mondo come “rainbow row”, cioè “la fila arcobaleno”.
Charleston, dove nacque l’omonimo ballo
Fondata nel ‘600 dagli inglesi e battezzata così in onore del re Carlo II, Charleston, coi suoi poco più di 130mila abitanti, è la città più grande dello stato della Carolina del Sud. Si affaccia sull’Oceano Atlantico e sorge sulla foce a estuario formata dalla confluenza di tre fiumi: l’Ashley, il Cooper e il Wando. Per la sua posizione strategica fu un porto molto importante nel periodo del commercio degli schiavi e un luogo-chiave della Guerra di secessione.
Oggi Charleston vive soprattutto di turismo, ma dalle nostre parti è conosciuta soprattutto per via dell’omonimo ballo, veloce e allegro. Questo ha origine da un brano musicale dei ruggenti anni ’20. Si intitolava proprio The Charleston e si rivelò uno dei pezzi più famosi di tutto il decennio. Lo scrisse il compositore e pianista jazz James P. Johnson nel 1923. Johnson si ispirò alla musica suonata dai lavoratori neri del porto cittadino.
Piccola curiosità: Charleston è gemellata con Ragusa. Inoltre vi si tiene ogni anno lo Spoleto Festival USA, un evento fondato nel 1977 dal compositore italiano Gian Carlo Menotti, già ideatore del Festival dei Due Mondi di Spoleto.
La rainbow row
Nel ‘700 una delle zone commerciali di Charleston sorgeva lungo il corso del fiume Cooper. Dopo la guerra civile, l’area cominciò a versare in pessime condizioni, diventando malridotta e malfamata. Negli anni ’20 la suffragetta Susan Pringle Frost, fondatrice del Movimento per la Conservazione delle Antiche Dimore di Charleston, pensò di recuperare una strada. Acquistò sei palazzi per restaurarli ma rimase senza fondi prima di riuscire nel suo intento. Nel 1931 fu la sua collega Dorothy Haskell Porcher Legge a proseguire la sua opera. Comprò alcuni degli edifici e li rimise in sesto. Decise di dipingerli tutti di rosa, ispirandosi allo stile caraibico. Pian piano altri fecero come lei, puntando però su diversi colori pastello. Fu così che nacque la “rainbow row”.
In realtà girano anche altre storie assai più fantasiose sull’origine di quella palette. Una di esse racconta che l’idea dei colori venne ai marinai, che così potevano ritrovare più facilmente la propria casa quando in preda ai fumi dell’alcol.
Oggi fanno parte della “fila arcobaleno” tredici palazzi, che vanno dal numero 79 al numero 107 di East Bay Street e hanno facciate dipinte di tinte tutte differenti.
La palette cromatica della rainbow row
Trattandosi di tonalità pastello, le affinità con i colori disponibili nella linea di vernici per effetti materici Vintage Prestige di Rio Verde sono molte.
Il rosa più scuro richiama il nostro Frappè, il blu l’Anice, il grigio il Tartufo e il bianco il Cocco. Gli altri, volendo, si possono modulare usando la vernice color Cocco come base.
Come per la “palette Colmar”, anche quella ispirata alla “rainbow row” di Charleston potrebbe diventare lo spunto per decorare accessori, complementi e mobili. La Vintage Prestige si può infatti usare su moltissimi materiali: legno, vetro, metalli, tessuti, plastica e muro.