Entrare in spazi ed edifici pubblici e privati solitamente preclusi alle visite, così da poter apprezzare un patrimonio architettonico e di design che normalmente rimane nascosto. È questo l’intento di Open House, iniziativa di carattere internazionale che coinvolge città di tutto il mondo.
In Italia sono Roma, Milano, Torino e Napoli i centri urbani interessati, con centinaia di spazi aperti nel corso di quattro weekend consecutivi di aperture straordinarie, dal 18 settembre al 10 ottobre 2021.
Che cos’è Open House
Era il 1992 quando Victoria Thornton, all’epoca editor della prestigiosa rivista London Annual Review, pubblicata dal Royal Institute of British Architects, ebbe l’idea di organizzare delle visite in una serie di edifici solitamente chiusi al pubblico. L’intenzione era quella di sensibilizzare le persone comuni al valore dell’architettura, della progettazione urbana e del design di interni.
«La città è uno spazio “condiviso” che viene co-creato, e i suoi abitanti hanno il potere di cambiarne lo sviluppo» sostiene Thornton. Una “educazione al bello”, dunque, è fondamentale per prendersi cura degli spazi urbani pubblici e privati, e per incoraggiare la richiesta di luoghi e strutture ben progettate.
Partito a Londra con appena 20 edifici, già due anni dopo Open House ne apriva oltre 200. Da allora l’iniziativa è cresciuta a dismisura e si è diffusa in tutto il mondo. Oggi sono ben 50 le città coinvolte: da New York a Barcellona, da Perth a Buenos Aires, da Lagos a Oslo, da Taipei ad Atene.
A fare da guida centrale c’è l’organizzazione no profit Open House Worldwide ma ciascun centro urbano gestisce da sé la manifestazione. In ogni città c’è infatti una squadra, solitamente composta da architetti e aiutata da gruppi di volontari.
Per dare un’idea della vastità del progetto, solo 2019 sono state oltre 2 milioni le visite, con più di 18mila volontari.
Open House in Italia
La prima città italiana a prendere parte a questo “festival diffuso” è stata Roma, nel 2012. A seguire sono arrivate Milano (2016), Torino (2017) e Napoli (2019).
«Open House Roma nasce dall’idea di un gruppo di architetti e comunicatori orientati all’innovazione socio-culturale. È un evento annuale che in un solo weekend celebra il design e l’architettura nella Capitale. Circa 200, siti di qualunque epoca e solitamente inaccessibili, vengono aperti al pubblico attraverso visite guidate gratuite» spiega il sito romano, prodotto dalla squadra guidata dall’architetto Davide Paterna.
A capo del team milanese c’è invece Maya Plata, a Torino Luca Ballarini e a Napoli Stefano Fedele e Alessandra Thomas.
Da quest’anno i quattro centri italiani si sono messi in rete tra loro, creando Open House Italia e presentando tutti assieme il programma dell’edizione 2021, che si svolgerà dunque come una sorta di Grand Tour per la penisola, sviluppandosi nel corso di quattro fine settimana.
Si parte il 18/19 settembre con Torino e si prosegue il 25/26 settembre a Milano, il 2/3 ottobre a Roma per concludere il 9/10 ottobre a Napoli.
Oltre 700 siti per l’edizione 2021
Tutti i luoghi saranno accessibili gratuitamente, visitabili con la guida di volontari. Si tratta sia di spazi pubblici che privati, aperti e raccontati grazie alla collaborazione di numerosi “attori”: enti, associazioni, università, aziende, professionisti e semplici cittadini.
I nuovi programmi saranno messi online nei prossimi giorni sui rispettivi siti delle quattro città. Ci sarà quindi l’occasione di scoprire posti “segreti” o finora mai esplorati: palazzi, giardini, case private, aree solitamente chiuse al pubblico di università, istituzioni, chiese e spazi commerciali.
«Open House non è solo un evento di architettura o una celebrazione della disciplina, ma è un percorso di consapevolezza del cittadino, un processo di sensibilizzazione che punta lo sguardo al valore dell’urbanistica come qualità della vita, della tutela e della cura, come esercizio di cittadinanza» hanno detto i direttori delle istanze di Roma, Milano, Torino e Napoli durante la conferenza stampa, tenutasi lo scorso giugno presso la Triennale di Milano. «Appartenere ai luoghi non è scontato. Conoscerli significa esserne attivamente parte. In questo modo l’architettura assume un carattere divulgativo che crea legami e abbatte le distanze».
Tra l’altro quest’anno ci sarà anche un progetto speciale. Si chiamerà Trame Urbane e sarà un’iniziativa video-editoriale, con personaggi della cultura a raccontare le quattro città. Il regista Marco Ponti si occuperà di Torino, lo scrittore Marco Missiroli di Milano, il fotografo Francesco Zizola di Roma e la scrittrice Valeria Parrella della sua Napoli.
In copertina: Palazzo dello Spagnolo, Napoli. Visitato durante l’edizione 2020 di Open House.