La panchina in legno simbolo di relax

La panchina evoca passeggiate all’aperto, letture, incontri… in una parola: relax.

Chi ha un giardino spesso non manca di collocarvi una panchina per rilassarsi o meditare.
Costruire una panchina fai da te non è impresa difficile. Occorre avere il materiale giusto e un po’ di manualità. L’assemblaggio è totalmente realizzato con spine di legno, viti e colla. Ovviamente per decorare e proteggere dalle intemperie un elemento esposto all’aperto è indispensabile utilizzare vernici Rio Verde.

Per ottenere un effetto naturale, ma allo stesso tempo resistente a radiazioni solari e pioggia, consigliamo di stendere una mano di impregnante classico a base acqua serie RM**10 e due mani di finitura UV Defender.

Se vuoi ottenere altri effetti, consulta come sempre il nostro simulatore (https://www.vernicirioverde.it/lalbero-delle-idee-2/casetta/).

Sapevi che per la realizzazione delle panchine da esterno è un classico usare legno di conifera? Ci riferiamo in particolare al pino. Le varie essenze di pino, tra cui troviamo il pino silvestre, appartengono al gruppo degli alberi cosmici. In epoca antica in Grecia erano consacrati a Rea, la Grande Madre. In seguito si affermò il mito di Attis, il pino sacro, che moriva e resuscitava. La mitologia greca fiorita intorno al pino rivela un simbolismo complesso ed ambiguo legato, come sempre, ad alcune particolarità dell’aspetto e della vita di questa pianta. Il pino era infatti considerato simbolo di morte, poiché una volta tagliato non è più in grado di ricrescere, ma era anche simbolo di immortalità grazie alla sua capacità di vivere negli ambienti più sfavorevoli.

In Giappone ancora oggi il pino evoca l’immortalità e il suo legno è utilizzato per costruire i templi shintoisti e gli strumenti rituali. La pianta è inoltre simbolo di potenza vitale, fecondità e segno di buon augurio. Fino a qualche decennio fa compariva nella cerimonia nuziale, quale simbolo della costanza e dell’amore coniugale.

«Gli oggetti insignificanti sono spesso i più avvincenti. Il fatto è che essi significano, in verità, proprio attraverso la loro manifesta insignificanza. Sfuggendo all’attenzione, questi oggetti preservano un’aura che li protegge. A questa categoria appartiene la panchina. La si utilizza, al fine di abbassare la soglia dell’intenzionalità indispensabile alla vita corrente; ci si riposa, ci si riprende, ci si sottrae,lo spazio di un istante, allo sforzo permanente di relazionarsi con il mondo».

                                                                                                                                            Michael Jakob (2014), Sulla Panchina, Einaudi

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