Mi chiamo Camilla, sono una blogger non vedente.
La prima cosa che mi viene in mente pensando al turchese, naturalmente è la fatina di Pinocchio. Sono particolarmente legata alla sua figura perché ne ho ancora un nitido ricordo visivo. Era disegnata su un libro cartonato di quelli giganti, la sua immagine svettava alta e longilinea accanto a quella più piccola del burattino. Ed è per “colpa sua” che ancora adesso penso che il turchese sia un colore magico. Di più: sia il colore della magia. Era turchese anche una delle innumerevoli ceste dei giochi della mia cameretta, la prima tenda degli indiani che ci hanno regalata, la sediolina da bimbo su cui passavo la maggior parte dei miei pomeriggi.
Preziosissimo da indossare come gioiello, a conferma dell’origine magica del turchese c’è l’antica credenza secondo la quale chi possiede una vera pietra turchese, se sta per vivere una sventura, viene messo in guardia dal gioiello che lancia l’allarme cambiando colore. Il turchese è il colore dell’aria e della terra. Amato dai meditatori per le sue qualità di pietra stabilizzatrice dell’equilibrio interiore, appartiene al chakra della gola (e per questo viene la pietra dura viene anche chiamata pietra della voce). Molti viaggiatori la utilizzano come amuleto.
Considerate le temperature, ho di recente tirato fuori dall’armadio un cappottino di lana con tutte le sfumature di turchese. Lungo fino al ginocchio, con due tasche sul davanti e gli alamari dello stesso colore. D’estate, invece, non ho che l’imbarazzo della scelta tra più gonne tutte turchesi: una a ruota, una con fiori, una con delle lune e una con dei pesci. La mia borsa da mare, le mie ciabatte e il mio asciugamano sono turchesi. D’estate non lesino smalto turchese sulle unghie, in pendant con le pietrine che uso per intrecciare i miei meravigliosi braccialetti artigianali.