Mi chiamo Camilla, sono una blogger non vedente.
Innamorata della canzone dei Rolling Stones, Paint It Black, rapita dalla figura del cigno nero, ho sempre guardato con ammirazione a questo colore dai molteplici significati. Simbolo indiscusso di eleganza, notte, lusso. Genere di cronaca e letterario. Colore principe delle maglie e dei vestiti a cui sono affezionata. I jeans neri acquistati a un mercatino vintage di Berlino nel viaggio post laurea. La prima maglia di De Gregori comprata a un suo concerto, la felpa dei Pink Floyd acquistata durante un viaggio con la mia famiglia a New York, nel 2010.
Penso al nero ed è subito Parigi con le Chat Noir, celebre locale sorto ai piedi della collina di cabaret e spettacolo di Montmartre, aperto nel 1881 e da subito frequentato dai migliori intellettuali e artisti dell’epoca. Nero come il caffè bollente, come l’ebano, come la Perla Nera, la nave di Jack Sparrow nella serie Pirati dei Caraibi. Nero che si contrappone al bianco, che lava via tutti i colori. Come i laghi di notte, quando riflettono la luna. Come la lunga treccia di Pocahontas, come le pietre nella meditazione e nella cristalloterapia.
Nero come il colore della pelle di chi possiede tanta melanina. Come l’ Africa. Nero come le olive, condimento ideale per le mie insalate estive. Come le mie décolleté preferite, di vernice e con il tacco a spillo. Come il vestito lungo con la scollatura ampia che utilizzo nelle serate speciali.
Nero è però anche tristezza, depressione. È il lavoro non riconosciuto, è il futuro di un bambino nato in un Paese povero, è un cielo senza stelle, è la veste del lutto.